DIZIONARIO



Zeugma

ZeugmaDef. Figura retorica classificata nelle figure di parola per soppressione, e consistente nel far dipendere da un unico verbo due costrutti, uno solo dei quali pertinente.
Il termine, dal greco zeugma, “aggiogamento”, “ciò che serve a unire”, “congiuntura”, derivato da zeugnymi, “metto al giogo”, ha un sinonimo nel termine “sillepsi” (syllepsis), “il prendere insieme”, tradotto in latino da varie parole: conceptio,  adiunctio, coniunctio, nexum, che significano  “congiungimento, connessione”. Ma, nello zeugma, al concetto di congiunzione è legato indissolubilmente il concetto di sottrazione, di ellissi, messo in rilievo dalla definizione di Quintiliano: «[nell’ epezeugmenon ...] a un verbo solo vengono concordati più sostantivi, ognuno dei quali, se preso singolarmente, avrebbe bisogno di quel verbo». Le ellissi insite nello zeugma provocano incongruenze o semantiche o sintattiche. L’esempio classicamente fornito di incongruenza semantica è in Dante: «parlare e lagrimar vedrai insieme» (Inf. XXXIII v. 9), dove “parlare” e “lagrimar” sono aggiogati entrambi a un verbo che esprime percezione visiva e non uditiva. Allo stesso modo possiamo comprendere la descrizione di Booz da parte di Victor Hugo: «Cet homme marchait pur loin des sentiers obliques / Vêtu de probité candide et de lin blanc», dove il verbo “vestire” regge due oggetti, uno astratto e uno concreto («Booz endormi», in: La légende des siècles, 1859-1883). Viceversa le incongruenze sintattiche sono alla base di figure grammaticali, come nelle frasi «tu sarai contento e i tuoi amici soddisfatti» o «Londres est libre et vos lois florissantes», dove due soggetti di cui uno al plurale vengono serviti da un solo verbo al singolare (Mortara Garavelli, 1988). Sempre di zeugma si tratta, ma senza scorrettezza grammaticale, nella frase di Cicerone (Pro Cluentio 15): «Vicit pudorem libido, timorem audacia, rationem amentia» [“La lussuria vinse il pudore, l’audacia il timore, la follia il raziocinio”], in cui il verbo è uno solo e regge tre complementi oggetto.
Per l’aspetto tecnico conversazionale, ci interessa ragionare su un esempio di incongruenza semantica proveniente dalla clinica, quando la paziente Ippolita, afflitta da cadute che le capitano imprevedibilmente, dice: «Le cadute, se da una parte sono un fastidio mostruoso, qualcosa che mi sta rovinando la vita e le ginocchia, dall’altro è una grande giustificazione» (Lai, 2009). Qui, dallo stesso verbo “rovinare” dipendono due elementi eterogenei, come “la vita”, concetto astratto, e “le ginocchia”, entità concreta e materiale. Si potrebbe anche dire che “rovinare” viene preso ora in senso figurato, ora in senso proprio. Caratteristica di questo modo di esprimersi è l’apertura alla pluralità di universi e la facilità di passaggio da un universo all’altro, o salto transuniversale, che viene tuttavia nascosto, eluso, dalla convergenza forzata dei due universi sul campo semantico del verbo. Anziché un verbo per ogni complemento oggetto, a ciascuno il suo, unicuique suum, che sarebbe una modalità ordinata tipica della disposizione ossessiva, abbiamo una giustapposizione, dall’effetto comico, tipico di una inclinazione estrosa del parlante, riferibile alla disposizione istrionica. Il conversante, sollecitato nella dimensione umoristica, potrebbe essere tentato di seguire l’interlocutore su questo piano, rischiando di colludere con l’alleggerimento e la distanza emozionale indotta da questo stile di comunicazione. È importante pertanto che rimanga sobrio nell’espressione, magari riprendendo con un intervento in eco l’espressione del parlante, per invitarlo a riflettere sulle implicazioni del suo dire.
 
Lai G. (2008), Le misure dell’utile atteso dal sintomo secondo il teorema di Bayes della probabilità soggettiva, in corso di pubblicazione su Ricerca in Psicoterapia. Rivista della Sezione Italiana della Society for Psychotherapy Research.
Mortara Garavelli B. (1988), Manuale di retorica, Bompiani, Milano, 2° ed. 2008, pp. 225-6.
Quintiliano (94-95 d.C.), Istituzione oratoria, libro IX, 3 : 62-64. I Classici, Mondadori, Milano 2007. vol. II, pp. 357-9.
 
Voce redatta da Pierrette Lavanchy



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