ATTUALITA'


Stili di comunicazione dei governanti al tempo del virus V: Boris Johnson

Introduzione



Pierrette Lavanchy

Venendo a Boris Johnson, più che di un discorso sarebbe il caso di parlare al plurale dei suoi discorsi rivolti al pubblico, visto che il Primo Ministro del Regno Unito ne ha pronunciati ben quattro nel marzo 2020: il 12, il 19, il 20 e il 22, oltre a diversi comunicati o conferenze stampa, in particolare il 3 marzo, il 9 marzo, il 16 marzo, il 18 marzo. Vediamo queste comunicazioni nella loro successione. Poi ci soffermeremo su un discorso in particolare.

Il 3 marzo: Business as usual. Boris Johnson annuncia un piano per affrontare il virus (il Corona virus Action Plan), in quattro linee: Contenere il virus, ritardare la sua diffusione, ricercare la sua origine e la sua cura, e infine mitigare il suo impatto se dovesse diventare più diffuso. «That is, contain, delay, research, mitigate.» Rassicura il pubblico con la previsione che la stragrande maggioranza delle persone che contrarranno il virus avrà una malattia blanda dalla quale guariranno rapidamente e completamente. Ripete che è necessario lavarsi le mani col sapone, facendo durare l’operazione il tempo necessario a cantare happy birthday to you. Conclude con la formula consacrata: «we should be going about our business as usual».

9 marzo: l’immunità di gregge. Boris Johnson annuncia di aver presieduto una riunione con il Comitato per l’emergenza del coronavirus facente parte del COBR (Cabinet Office Briefing Rooms), in presenza dei Primi Ministri di Scozia e Galles, e d’Irlanda del Nord, con i quali ha convenuto di lavorare in stretto contatto per i mesi a venire. Ci sono stati 4 decessi nel Regno Unito per il corona virus. Ribadisce il piano di azione con le 4 linee: contenere, ritardare, ricercare e mitigare. Si sta al momento nella fase Contenere. Ci saranno poi azioni necessarie per ritardare la diffusione. Ribadisce la sua grande fiducia nel servizio sanitario nazionale e la necessità di lavarsi le mani. Poi dà la parola a due suoi consiglieri, Patrick Vallance (consigliere scientifico) e Chris Whitty (consigliere medico). Entrambi sono scettici sulle chiusure raccomandate in Europa. Vallance afferma che al contrario è desiderabile acquisire un’immunità di gregge, cosa che avverrebbe se 60% della popolazione entrasse in contatto con il virus; mentre Whitty giustifica la mancate chiusura degli stadi, dicendo che sono più pericolosi gli spazi chiusi.

12 marzo: Perderete i vostri cari. Il discorso del 12 marzo è rimasto nel ricordo collettivo come quello in cui Boris Johnson avrebbe dato per scontata la morte di molte persone anziane, come se fosse un pegno all’acquisizione dell’immunità di gregge. In realtà, leggendolo attentamente, trovo sì la previsione che con l’espansione del virus molte più famiglie perderanno anzitempo i loro cari «many more families are going to lose loved ones before their time»; ma l’immunità di gregge non è nominata. È ovvio tuttavia che il concetto espresso tre giorni prima dal consigliere Vallance è ben presente e sottinteso.

Johnson ammette ora che il virus ha determinato una pandemia, che si tratta della crisi sanitaria peggiore da una generazione, e che lungi dall’essere una semplice influenza, sta per espandersi a causa della mancanza di immunità. Ma il governo ha il suo piano, che consiste nel rallentare il picco della malattia e dilatarlo su un periodo più lungo, sì da rendere il NHS in grado di affrontare la malattia.

Sul piano generale, Johnson si limita a misure di minima sicurezza, prescrivendo alle persone di stare a casa se avessero l’uno o l’altro di due sintomi chiave: una temperatura alta e una tosse nuova e continua. Alle persone di più di 70 anni è sconsigliato partire in crociera, alle scuole di organizzare gite. Accenna alla possibilità di proibire eventi sportivi di massa, misura tuttavia non ritenuta significativa a al momento; nega la necessità di chiudere le scuole, che farebbe più male che bene secondo il parere degli scienziati. Comunque si appella alla responsabilità della gente perché facciano il possibile per proteggere sé stessi e i membri più vulnerabili della popolazione, in particolare gli anziani; per aiutarsi a vicenda, come il governo aiuterà la comunità. Ripetendo ancora, come ogni volta, di lavarsi le mani.

16 marzo: rinuncia ai contatti sociali non necessari. Il 16 marzo segna un inasprimento, seppure contenuto, delle disposizioni. Johnson afferma la necessità di “andare oltre” alla prescrizione precedente, dicendo che se una persona o un suo familiare ha l’uno o l’altro di questi sintomi, tutta la famiglia deve stare in quarantena a casa per quattordici giorni. Inoltre, è venuto il momento di rinunciare a ogni contatto sociale non necessario, a viaggi, a luoghi sociali quali osterie, bar, ristoranti, teatri, e anche ai raduni di massa come quelli sportivi, per i quali non saranno più forniti servizi di emergenza [per esempio, immagino, pompieri, forze dell’ordine] a partire dal giorno dopo, cioè dal 17 marzo.

Il mercoledì 18 marzo: chiusura delle scuole. B.J. in una conferenza stampa a Downing Street, e contemporaneamente Gavin Williamson, segretario dell’Educazione, annunciano la chiusura delle scuole per 8 milioni di studenti (con eccezioni per bambini vulnerabili e figli di lavoratori dei settori chiave), e la sospensione di varie prove di esami, dopo che la Scozia e il Galles hanno deciso di chiudere le loro, e diverse scuole autonomamente hanno fatto altrettanto. Quel giorno non c’è alcun discorso pubblico.

Il giovedì 19 marzo: evitare luoghi pubblici. B.J. ringrazia le persone per gli sforzi cui sono sottoposti, citando la pausa forzata degli studenti decisa il giorno prima e la rinuncia alla normale socializzazione. Afferma di essere fiducioso circa la prospettiva di riuscire, con l’aiuto della scienza, a invertire la rotta dell’epidemia entro dodici settimane. Cioè ridurre il picco. Ribadisce le consegne già date «evitare contatti non necessari, ristoranti, lavorare da casa se possibile, lavatevi le mani, lavatevi le mani». E conclude: «ed è con questa combinazione di azione collettiva spietata, determinata, e di progresso scientifico, che abbiamo già iniziato a vedere che ci riusciremo».

20 marzo: chiusura bar e ristoranti. Arriviamo infine al 20 marzo, quando il Prime Minister, accompagnato dal Cancelliere dello Scacchiere al quale darà poi la parola, e dal Vice Capo Ufficiale medico, promulga la disposizione di chiudere bar e ristoranti, esecutiva la sera stessa, appena finita la serata.

22 marzo: chiusura delle scuole e confinamento generale. Infine c’è il discorso del 22 marzo, in cui dispone la chiusura delle scuole e uno strict lockdown per tre settimane, il più visto secondo le rilevazioni tv.





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