ATTUALITA'


Addio alla teoria complottistica delle neurosi

Giampaolo Lai riflette sulla scomparsa dei neurotici





Addio alla teoria complottistica delle neurosi
Giampaolo Lai
 
“Dove sono andati a finire i neurotici?”, Where have all the neurotics gone?, è l’articolo di Benedict Carey sul New York Times di domenica 1 aprile 2012. Secondo l’autore, un archetipo culturale sta scomparendo nel passato senza sconquassi né sospiri: quello del neurotico. Più o meno come archetipi culturali del secolo scorso, mettiamo l’elmetto del colonialista, l’immagine dei poeti maledetti dediti all’assenzio, i guru yuppie degli anni 70, che però hanno fatto molto rumore prima di venire inghiottiti dalla storia. Per la generazione postbellica della classe media americana essere neurotici significava qualcosa di più che essere ansiosi e qualcosa di altro che esibire produzioni isteriche o sconvolgimenti debilitanti dell’umore. Significava essere interessanti, anche se a volte esasperanti. Erano i tempi in cui negli ambienti intellettuali dominava la psicoanalisi con il suo gazzettiere Woody Allen. Oggi, il termine di ‘neurotico’ non compare nemmeno nel manuale DSM IV, una sorta di enciclopedia specializzata per i disturbi psichici e mentali. Al suo posto tornano in auge i termini di ansietà, di depressione, che sono sempre stati il nocciolo delle neurosi, ma oggi spiegati in termini di scienze cognitive e neurotrasmettitori, neuroni specchio attivi o intralciati, combinazioni genetiche di un tipo o di un altro. D’altra parte, questi disturbi di ansia e di depressione sarebbero oggi più frequenti che cinquant’anni fa. Insomma, se non ci sono più neurotici, perché il termine non si usa, è fuori moda, tuttavia ci sono più persone ansiose e depresse. Il guadagno è notevole! Come si è giunti a questo? Secondo Carey, la prima ragione è il fatto che con il declino della psicoanalisi, alla quale i termini neurosi e neurotico erano legati, anche questi termini sono diventati anacronistici come la psicoanalisi. Inoltre, se tutti siamo neurotici, il termine che dovrebbe designare ciascuno di noi per differenziarci dagli altri diventa obsoleto. Infine, il trattamento di auto confessione abbinato ai neurotici nella psicoanalisi, è ora preso in proprio e sostituito, specialmente tra i giovani, da forme più rapide e automatiche o semplicemente più alla moda (e, non dimentichiamo, più a buon mercato!) quali Facebook e Twitter. Un altro elemento, non indicato dal giornalista, ma che ci sembra utile mettere in evidenza, è il cambiamento di atteggiamento di pensiero che tende a guardare le cose più alla superficie, così come appaiono, che non nella prospettiva complottistica della neurosi freudiana che vedeva il disturbo (ansia, neurosi) come il risultato di retroscena, di golpe, tra eroi da fumetto nipponico chiamati, per esempio, Es, Io, Superio in scenari da guerre stellari o di avatar o di Hunger games. Bisogna pur dire che il gruppo di Torino intorno a Rodolfo Sabbadini e quello di Milano del conversazionalismo hanno da tempo abbandonato questa versione fumettistica per occuparsi in fondo di quello che si fa, anzi, in maniera ancora più ristretta, di quello che si dice, di quello che si dicono non i pazienti, ma i clienti, come li chiamano a Torino, o i mercanti, traders, come dicono a Milano, sulla Piazza del Mercato, che negoziano non già complessi o istinti del mondo inconscio bensì lanci di beni di parola dai quali ciascuno dei due mercanti spera di ottenere un qualche guadagno, di tipo pratico o di tipo conoscitivo in questo mondo.





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