Cenni sull’estensione del riferimento
Preparazione al seminario del 17 novembre
 

Cenni sull’estensione del riferimento

Il riferimento è la relazione tra un segno, diciamo una parola, e l’oggetto del mondo che la parola designa o denota. L’oggetto denotato è detto referente o anche denotazione. Altri preferiscono dire che il riferimento è la relazione tra un significante e un significato, ovvero tra signans et signatum. Va bene comunque. Quando, per esempio, nel suo Vangelo [Marco, 5: 1-20, L’indemoniato geraseno], Marco scrive: «Intanto giunsero [Gesù e i discepoli] all’altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come [Gesù] scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo», il riferimento delle sue parole sono due o tre precisi oggetti del mondo naturale materiale sensoriale: i discepoli, il mare, la barca, Gesù e l’uomo che gli viene incontro. Tuttavia, con la fine della frase, con la comparsa del participio passato ‘posseduto’, Marco estende il riferimento delle sue parole, dal mondo attuale sensoriale immanente, al mondo immateriale, spirituale, trascendente, dove abita legittimamente l’oggetto ‘spirito immondo’, il quale invece non troverebbe posto legittimo nel mondo parallelo nel quale legittimamente abitano Gesù e l’uomo in questione. Quando, sempre come esempio, più avanti Marco dice: «[Gesù] gli diceva infatti: ‘Esci, spirito immondo, da questo uomo’», Marco opera una ulteriore estensione del riferimento. Rimane all’interno del mondo degli oggetti immateriali trascendenti, ma passa, salta, dallo spazio logico modale veritativo epistemico Kp, [Kp = noto, dato per noto, e non ~Kp = ignoto, né Bp = creduto, supposto]  allo spazio logico-modale deontico ~P~  [Pp = permesso, ~Pp = proibito, ~P~ = obbligatorio], con una ulteriore estensione del riferimento. Nel seminario precedente, Rita ha portato un esempio di estensione del riferimento, nel quale l’ibridazione, l’estensione, veniva fatta tutta all’interno del mondo immanente concreto, ma saltando dallo spazio logico modale del riconoscimento veritativo, Kp, a quello deontico della proibizione, ~Pp. Sempre nel seminario della volta scorsa, Giampaolo ha portato un esempio di estensione del riferimento col salto dallo spazio naturale immanente veritativo, Kp, allo spazio immateriale trascendente e pur tuttavia veritativo, Kp. [«Ma sta parlando di suo padre!»] 

Dante e Beatrice (Botticelli)

La digressione. Esempi di estensione di riferimento si trovano nella digressione. La digressione si definisce infatti come il distacco dall’oggetto corrente del discorso, conseguente al salto in un altro oggetto sul quale ci si sofferma, avendo abbandonato il primo. Vedi James Joyce, Molly. Altri esempi di digressione sono i flash back, oggetti del passato che irrompono, rimpiazzando gli oggetti correnti del discorso, che vengono momentaneamente abbandonati. 

Un esempio celebre è quello della madeleine de Proust (Du côté de chez Swann) : «je portai à mes lèvres une cuillerée du thé où j’avais laissé s’amollir un morceau de madeleine. Mais à l’instant même où la gorgée mêlée des miettes du gâteau toucha mon palais, je tressaillis, attentif à ce qui se passait d’extraordinaire en moi. Un plaisir délicieux m’avait envahi, isolé, sans la notion de sa cause. Il m’avait aussitôt rendu les vicissitudes de la vie indifférentes, ses désastres inoffensifs, sa brièveté illusoire, de la même façon qu’opère l’amour, en me remplissant d’une essence précieuse: ou plutôt cette essence n’était pas en moi, elle était moi. J’avais cessé de me sentir médiocre, contingent, mortel. D’où avait pu me venir cette puissante joie ?». E sempre in Proust, un esempio di estensione del riferimento, mediato dalla digressione, si trova nell’episodio del selciato (Le temps retrouvé). Poco o tanto, gli episodi di estensione del riferimento implicano uno stato emotivo di trance che sembra essere dell’ordine della trance traumatica. (Trance, da transire) 

Giampaolo Lai

 
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