La scelta di Angelina, di Giampaolo Lai
Mastectomia preventiva, che cosa significa
 
La scelta di Angelina
 
Giampaolo Lai
 
 
Un gene è l’unità basica, fisica e funzionale, dell’eredità. I geni, che sono fatti di DNA, agiscono fornendo istruzioni per costruire le molecole chiamate proteine. Il DNA, ovvero l’acido desossiribonucleico, è una molecole proteica all’interno di cellule che veicolano l’informazione genetica e la trasmettono da una generazione all’altra. Il BRCA1, chiamato anche gene del cancro 1, appartiene alla classe dei geni noti come soppressori di tumore. Come molti altri soppressori di tumore, le proteine prodotte dal BRCA1 concorrono nell’impedire alle cellule di crescere e di dividersi in modo troppo rapido e incontrollato. Aiutano anche a riparare le fratture, rotture, che si producono nel DNA sotto l’effetto per esempio di radiazioni o di altre influenze ambientali. Diverse mutazioni del BRCA1 sono associate con l’aumento del rischio di cancro, in particolare del cancro del seno e delle ovaie. Il BRCA1 è localizzato nel cromosoma 17 in posizione 21.
Nel maggio 2013 è scoppiata come una bomba la notizia lanciata da Angelina Jolie con un suo articolo sul New York Times, ripresa da tutti i giornali del mondo, nel quale la star raccontava di essersi sottoposta a una doppia mastectomia preventiva, con ricostruzione plastica successiva, perché portatrice di una mutazione del gene BRCA1.
Secondo il parere dei medici, una simile malformazione genetica aumenta fino al 85% il rischio di sviluppare un cancro al seno e del 50% alle ovaie. Con l’intervento di mastectomia il rischio di sviluppare un cancro al seno cadrebbe al 5%. Il test per stabilire le condizioni del gene BRCA1 costa intorno ai 3000 dollari. Secondo il parere degli oncologi, in presenza di una alterazione del BRCA1 si danno due soluzioni. O quella proattiva, preventiva, radicale, cioè la mastectomia bilaterale come ha scelto di fare Angelina Jolie, oppure quella attendista, consigliata tra gli altri da Umberto Veronesi, di seguire attentamente l’evoluzioni delle cose del seno con esami appropriati e di intervenire al primo segno di allarme. Ma sul merito di questa scelta non entriamo, per limitarci invece, con tutto il rispetto e la simpatia umana sulla vicenda di Angelina Jolie, a discutere alcuni interrogativi, che la stessa Angelina ha permesso dal momento in cui ha resa pubblica la sua vicenda altrimenti privata.
Angelina Jolie è nata a Los Angeles il 4 giugno 1975. Figlia di due attori, Jon Voight, vincitore di un Oscar, e di Marcheline Bertrand, (1950-2007). I genitori divorziano quando Angelina ha due anni. La madre Marcheline muore dopo una lunga lotta di sette anni contro un cancro al seno e alle ovaie all’età di 57 anni. Anche sua madre Lois, nonna di Angelina, era morta giovane, a 47 anni, con la diagnosi di un cancro ovarico. Nel suo articolo sul New York Times, Angelina Jolie racconta che la scelta del suo intervento proattivo è stata anche determinata dal desiderio di risparmiare ai propri figli l’esperienza traumatica da lei vissuta di assistere alla morte per cancro della propria madre.
È dunque la madre Marcheline che trasmette alla figlia Angelina il gene avariato che insegnerà alle cellule della figlia, come ha già insegnato alle cellule della madre, e ragionevolmente a quelle della nonna, di sviluppare un cancro al seno e alle ovaie. Comunque la si consideri questa trasmissione, essa parla di un debito mortale della madre che la madre trasmette alla figlia, che la figlia sarà costretta a pagare con la possibile sua morte. Di generazione in generazioni, da Lois alla figlia Marcheline, da Marcheline alla figlia Angelina. Ma con l’intervento proattivo, preventivo, Angelina interrompe la catena ereditaria, blocca la maledizione che sembra incombere su tutte le discendenti della linea materna della sua famiglia, rifiuta l’ingiustizia di dover pagare un prezzo esorbitante come la propria morte per un debito mai contratto, anzi contratto dalla madre e dalla madre della madre all’infinito. Prestando indebitamente nostri pensieri a altri, è come se in maniera giubilatoria Angelina avesse detto, la volgarità dell’espressione è a carico di chi gliela presta, tu destino volevi fregare me e io ho fregato te, formula che, con la trasposizione dal generico destino alla personificazione della madre diventa: tu madre volevi fregare me e io ho fregato te.
Ma abbiamo raccontato una storia incompleta, perché le cose non sono andate esattamente nei termini esposti. La madre Marcheline non aveva lasciato alla figlia Angelina l’eredità di un cancro. Aveva lasciato in eredità la minaccia di un cancro. Cancro che a Angelina sarebbe potuto arrivare, sia pure con alta probabilità, ma che di fatto non era arrivato. E pure, nei fatti, Angelina ha fatto proprio come se il cancro fosse arrivato. Si è sottoposto a una mastectomia bilaterale. Operazione che si fa per asportare un cancro che c’è. Quando il cancro di fatto non c’era. Che forse ci sarebbe stato in futuro, ma forse anche no. Che ci sarebbe stato con un’alta probabilità, dell’85%, ma che in una sia pur più bassa probabilità, del 15%, non ci sarebbe stato. Che cosa ha fatto dunque Angelina ricorrendo alla asportazione dei suoi seni? Da una prospettiva naturalistica, medico biologica, e della genetica, ha fatto una scelta del tutto ragionevole, scommettendo in un campo di incertezza sulla probabilità più favorevole di come sarebbero potute andare le cose. Pascal, e noi con lui, siamo solidali con Angelina. Anche se altri possono avanzare perplessità riferendosi a alternative meno eroiche, come Umberto Veronesi, il cui parere pure ci sentiamo di condividere. Ma su un puro piano fenomenico, che va al di là delle giustificazioni e delle scommesse probabilistiche, per ancorarsi a ciò che è accaduto, Angelina ha ripetuto sul proprio corpo, sia pure attivamente, proattivamente, l’operazione chirurgica che la madre aveva già fatto sul proprio corpo, sia pure non come scelta ma come necessità. Situando questo fenomeno, di Angelina che ripete sul proprio corpo l’operazione subita dalla madre Marcheline, nella relazione tra madre e figlia, siamo costretti a sottrarre il fenomeno stesso dalla necessità biologica per inserirlo nella incertezza aleatoria non tanto della probabilità matematica quanto della incertezza psicologica. Allora possiamo chiederci quale ragione ci sia stata a guidare la scelta di Angelina, oltre a quella del calcolo razionale matematico-probabilistico, di ripetere uno scenario già proprio della madre, la mastectomia. Possiamo chiamare in causa, prima di tutto, l’ipotesi di una identificazione alla madre, di una imitazione della madre, di un mettersi di Angelina nelle pelle, nei panni, nel ruolo, della madre Marcheline, secondo un procedere naturalistico psicologico a alta valenza emotiva attraverso il quale un figlio o una figlia si fanno come il padre o la madre, diventano il padre o la madre.
L’altra ipotesi, oltre a quella naturale psicologica, è che il comportamento di Angelina della mastectomia non sia tanto l’esito di un procedimento razionale di scegliere un intervento che l’avrebbe salvata dal cancro, quanto l’azione del fantasma della madre che ritorna dal regno dei morti e induce Angelina all’azione chirurgica per impossessarsi del suo corpo nel modo della ripetizione di un intervento chirurgico dalla madre già subito. Con questa ipotesi, usciamo dalla prospettiva naturalistica psicologica per entrare nella prospettiva spirituale sovrannaturale della possessione. Angelina è posseduta dalla madre. La madre si è impossessata di Angelina. Lo spirito, l’ombra, il fantasma, il ghost della madre di Angelina è tornato dal regno dei morti per entrare nel corpo di Angelina. Ma perché il fantasma della madre avrebbe dovuto compiere un’azione talmente tremenda contro la figlia? Non lo sappiamo, non avendo parlato con Angelina. Ma in genere, quando i fantasmi dei morti ritornano per impossessarsi del corpo di un vivente, è perché intendono vendicarsi di un qualche torto d’amore dal vivente subito, sia quando il defunto attuale era ancora in vita, sia quando, già morto, dal vivente non aveva ricevuto i tributi d’amore che i morti dai vivi desiderano e pretendono. Non possiamo entrare nel merito dei possibili torti fatti da Angelina alla madre Marcheline, perché questo non riguarda che loro due, madre e figlia, ma se ci concediamo un’inferenza in generale non è difficile intuire la rabbia, la protesta, l’odio, di una figlia per la madre che se ne va lasciando in più sospesa nell’aria la minaccia di un debito mortale che rende breve la vita di tutte le componenti femminile della linea ereditaria. Nel suo scritto sul New York Times del resto Angelina dice di essere giunta alla sua decisione della mastectomia anche per non esporre i propri figli al dolore della sua perdita. Che è come dire per non esporsi alla rabbia contro di lei dei suoi figli se mai da morte prematura fosse stata colpita. Inoltre Angelina, prendendo la sua decisione, non sembra essere stata mossa da valenze di amore verso la madre, alla quale al contrario si è opposta frontalmente, cercando di sottrarle il tessuto sul quale avrebbe potuto approdare con il suo cancro. Ma così facendo Angelina è caduta nel tranello posto da tutti i fantasmi. Illudendosi di sconfiggere il fantasma della madre ne è rimasta vittima, con la madre che del suo corpo si è impossessata attraverso l’intervento della mastectomia. Sembra proprio che i viventi non abbiamo mezzi per sconfiggere il ritorno dei defunti. Forse la stessa idea di combatterli rende il ritorno dei morti più virulento e vendicativo. Forse davvero solo la triade dell’armonia d’amore con i nostri morti, fatta di preghiere, messe, elemosine, riesce a volte a bonificare gli spiriti dei poveri morti e a pacificarli nei loro mondi. Da questa prospettiva Angelina ha vinto la sua battaglia contro il cancro, e ha tutta la nostra simpatia. Avrà così ancora tanti anni per continuare la guerra con il fantasma della madre fino a raggiungere una pacificazione tra madre e figlia. Che ragionevolmente arriverà, perché Angelina Jolie fa tante elemosine attraverso le sue donazioni generose e i suoi instancabili impegni umanitari verso i poveri. 
 
Post scriptum: a pochi giorni dalla notizia riguardante Angelina, i giornali hanno pubblicato un’altra notizia, riguardante un cittadino inglese di 53 anni, che si è sottoposto a prostatectomia preventiva in quanto portatore di un gene predisponente al tumore della prostata. Del 27 maggio poi, è l’annuncio della morte a 61 anni di Debbie Martin, zia di Angelina, anche lei portatrice del gene BRCA1.
 
 
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